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venerdì 30 agosto 2013

LA SOVRANITA' DI DIO ( tutto è stato predestinato) - III PARTE

"A te, SIGNORE, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, SIGNORE, il regno; a te, che t'innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose!" (1 Cor. 29:11).

L’espressione "sovranità di Dio" una volta era generalmente compresa. Era una frase che veniva usata comunemente nella letteratura religiosa. Era un tema che veniva esposto frequentemente dai pulpiti. Era una verità che portava conforto a molti cuori, che dava virilità e stabilità al carattere cristiano. Oggi, però, in molti ambienti, fare menzione della sovranità di Dio, significa parlare una lingua sconosciuta. Se dovessimo annunciare da un pulpito di una chiesa comune che l’argomento del discorso sarà la sovranità di Dio, sarebbe come se avessimo preso in prestito una frase da una lingua morta. Che tristezza che debba essere così!
Che tristezza vedere proprio quella dottrina che è la chiave della storia, l’interprete della Provvidenza, il tessuto stesso della Scrittura, il fondamento della teologia cristiana, così trascurata e così poco compresa!
La sovranità di Dio: che cosa intendiamo con quest’espressione? Intendiamo la supremazia di Dio, la regalità di Dio, la deità di Dio. Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che Dio è Dio. Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che Egli è l’Altissimo, che "egli agisce come vuole con l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non c'è nessuno che possa fermare la sua mano o dirgli: «Che fai?»" (Da. 4:35).
Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che Egli è l’Onnipotente, il detentore unico d’ogni potere in cielo e sulla terra, che nessuno potrebbe mai combatterlo e vincerlo, frustrare i Suoi propositi, o resistere alla Sua volontà ("Il nostro Dio è nei cieli; egli fa tutto ciò che gli piace" Sl. 115:3).
Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che Egli "domina sulle nazioni" (Sl. 22:28), che è Lui a far
sorgere e a abbattere imperi, Lui a determinare il corso di intere dinastie, come Gli pare meglio. Dire che Dio è sovrano significa dichiarare che Egli è il "beato e unico sovrano, il Re dei re e Signore dei signori" (1 Ti. 6:15). Questo è il Dio della Bibbia. Quant’è diverso il Dio della Bibbia dal Dio della cristianità moderna! Il concetto di Deità che prevale oggi ampiamente anche fra coloro che affermano di dare retta alle Sacre Scritture, non è che una miserabile caricatura, un travestimento blasfemo della Verità. Il Dio del XX secolo è un essere impotente ed effeminato che non suscita rispetto alcuno da un uomo che solo pensi. Il Dio che va per la maggiore oggi nei pulpiti è oggetto di commiserazione, più che di timore e rispetto.
Dire che Dio il Padre si sia proposto la salvezza di tutta l’umanità, che Dio il Figlio sia morto con l’espressa intenzione di salvare l’intero genere umano, e che Dio lo Spirito Santo stia oggi cercando di conquistare il mondo a Cristo, proprio quando è evidente persino all’osservatore casuale, che la grande maggioranza dei nostri simili muoia di fatto nei loro peccati e che stia passando in un’eternità priva di speranza, significa dire che Dio il Padre sia deluso, che Dio il Figlio sia insoddisfatto, e che Dio lo Spirito Santo sia stato sconfitto.
Abbiamo qui espresso arditamente il concetto, ma non vi potrebbe essere altra conclusione.

Sostenere che Dio stia "facendo del Suo meglio" per salvare tutta l’umanità, ma che la vasta maggioranza degli uomini non Gli permette di salvarli, significa insistere che la volontà del Creatore sia impotente, e che la volontà della creatura sia onnipotente. Rendere di questo responsabile il Diavolo, come fanno molti, non risolve affatto il problema, perché se Satana potesse frustrare i propositi di Dio, allora Satana sarebbe onnipotente e Dio non più l’Essere superiore.

LA REALTA' NON ESISTE - III CAPITOLO

Come l’onnipresenza e la creazione, così anche la provvidenza supporta l’onniscienza.

Creazione e provvidenza sono combinate in Neemia 9:6, dove la penultima espressione è: "Tu le preservi tutte." Il Salmo 36:6 dice: "O Signore, tu preservi uomo e bestia." Parlando in particolare delle cose che strisciano e delle bestie piccole e grandi, il Salmo 104:27 continua: "Questi ti attendono, che tu dia loro il loro cibo nella dovuta stagione." Altri versi sulla provvidenza saranno piu’ avanti usati in modo piu’ strettamente connesso alla predestinazione, ma qui soltanto uno sarà aggiunto, Matteo 6:32, dove Gesu’ dice: "Il vostro Padre celeste conosce che avete bisogno di tutte queste cose."

Questo ultimo versi che connette la provvidenza alla conoscenza è molto appropriato nel nostro discorso.

Come potrebbe Dio esercitare la Sua provvidenza su tutta la Sua creazione se non la conoscesse tutta?

Siccome la provvidenza di Dio concerne i particolari della vita, Dio deve conoscere questi particolari. La parola provvidenza si riferisce al governo e controllo da parte di Dio delle condizioni nelle quali uomo e bestia e cose striscianti vivono, ma etimologicamente la parola provvidenza proviene da un termine che trasmette l’idea di vedere o conoscere.

Se il governo del mondo da parte di Dio include anche la distribuzione di retribuzioni eterne e di punizioni eterne, anche se qui non citiamo alcun verso a questo riguardo, e se il merito ed il peccato dipendono in parte dai pensieri e dalle intenzioni del cuore, cioè dalle motivazioni segrete dell’uomo, allora questo governo dipende dalla conoscenza di Dio riguardante i piu’ intimi pensieri degli uomini. L’Apostolo ci dice che "il Signore … porterà luce alle cose nascoste delle tenebre e renderà manifesti i consigli dei cuori" (I Corinzi 4:5). Tutte queste considerazioni rafforzano la dottrina dell’onniscienza.

Un esempio di ciò è la confessione di Pietro: "Signore, tu conosci ogni cosa, tu conosci che io ti amo" (Giovanni 21:17). Questo verso è particolarmente appropriato. Cristo conosce il cuore di Pietro perchè Egli conosce ogni cosa. La condizione dell’amore di Pietro non era giusto un’informazione che Gesu’ aveva in modo accidentale. Gesu’ è il Signore, Jehovah, Dio, ed egli conosceva l’amore di Pietro perchè Egli è onnisciente. Con questo verso possiamo comparare Giovanni 2:24-25: "Egli conosceva tutti gli uomini, e non aveva bisogno che qualcuno gli testimoniasse dell’uomo, perchè egli sapeva cosa era nell’uomo." Queste ultime due citazioni sono spesso usate per provare la deità di Cristo, ma si noti che esse la provano sulla base del fatto che Dio è onnisciente.

2. BREVE SOMMARIO

Le varie considerazioni finora esposte possono essere riassunte e rafforzate da altri versi di applicazione generale. Le Scritture insegnano che Dio è un Dio di conoscenza. Le parole di I Samuele 2:3 sono: "Il Signore è un Dio di conoscenza, e da lui sono pesate le azioni." Il Salmo 147:5 dice: "Grande è il Signore, e di grande potenza, il suo intendimento è infinito."

E’ difficile dire se le persone che hanno difficoltà con la predestinazione hanno piu’ problemi con la preconoscenza di Dio concernente i pensieri e gli intenti del cuore dell’uomo, o con la sua conoscenza di dettagli non riguardanti gli uomini.

Per noi i secondi non sono così importanti come i primi, ma tuttavia almeno un paragrafo dovrebbe essere inserito da qualche parte per mostrare la preconoscenza di Dio per quanto riguarda i particolari inanimati.

Uno di questi particolari è la conoscenza di Dio dell’esercito stellare del cielo. Questa conoscenza è menzionata varie volte nella Bibbia.

Per esempio, Dio portò Abraamo all’aperto e disse: "Guarda ora verso il cielo, e conta le stelle, se sei in grado di numerarle" (Genesi 15:5). Ciò che Abraamo non poteva fare (perchè Geremia 33:22 dice: "L’esercito del cielo non può essere numerato" dall’uomo a nessun costo) Dio può farlo, perchè "Egli conta il numero delle stelle, egli le chiama tutte coi loro nomi" (Salmo 147:4). A questo verso si aggiunga: "Egli le chiama tutte per nome per la grandezza della sua potenza, perchè egli è forte in potenza" (Isaia 40:26).

E’ interessante notare in questa ultima frase che la conoscenza di Dio sembra dipendente dalla sua potenza. Nella prossima sottosezione sulla natura della conoscenza di Dio discuteremo questo. Al momento è sufficiente concludere questo breve sommario col dire che la Bibbia in modo chiarissimo insegna che Dio conosce tutte le cose.

lunedì 26 agosto 2013

LA REALTA' NON ESISTE - II CAPITOLO

Come la predestinazione non può essere compresa senza apprezzare adeguatamente l’onnipotenza di Dio, così non può essere compresa senza realizzare cosa sia l’onniscienza di Dio.

La ragione è che la predestinazione è correlata ai propositi e alle intenzioni di Dio, e queste sono per definizioni limitate dalla conoscenza.

Se voi o io ci proponiamo di comprare una scatola di dolciumi per un amico, dobbiamo conoscere l’amico, dobbiamo conoscere dove poterla comprare, e come potergliela portare. Di sicuro nelle cose che riguardano gli esseri umani questa conoscenza può rivelarsi non essere affatto conoscenza. Il nostro amico potrebbe essere appena stato ucciso in un incidente d’auto, o, meno tragicamente, il negozio in cui intendevamo comprare i dolciumi potrebbe essere fallito. Ma per Dio queste sorprese sono impossibili. Nel primo caso non possono esservi intenzioni senza supposta conoscenza, e nel secondo non ci può essere intenzione senza reale conoscenza. Dal momento che, come è stato appena detto, la predestinazione ha a che fare con le intenzioni, dobbiamo considerare l’estensione della conoscenza di Dio.

Si potrebbero elencare tutte le cose che la Bibbia dice che Dio sa, ed infine concludere che egli conosce tutte le cose.

Ma c’è un modo migliore per procedere, ed i dettagli si presenteranno al momento opportuno ugualmente. La procedura sarà quella di mostrare come la dottrina della creazione si correla alla conoscenza di Dio, e come l’onnipresenza e la provvidenza sono relazionate l’una all’altra. Con queste informazioni la natura della conoscenza di Dio potrà quindi essere discussa.

1. CREAZIONE, ONNIPRESENZA, E PROVVIDENZA

Vi è una storia riguardante un visitatore all’industria automobilistica di Henry Ford nei suoi primi giorni. Il Sig. Ford stesso faceva da guida al visitatore. Essi si fermarono un momento per guardare un caposquadra applicato a qualche interessante procedura. Il visitatore con ovvia approvazione porse al caposquadra qualche domanda, a cui egli rispose in modo soddisfacente. Quindi il visitatore chiese: Quante parti separate sono necesssarie per completare una macchina? Il caposquadra con lieve disgusto replicò che non era in grado di pensare ad un’informazione piu’ inutile di quella. Il Sig. Ford avanzò e disse quietamente: Ve ne sono 927 (o qualsiasi altri numero fosse).

Ora, se un inventore e manifatturiere umano ha una conoscenza accurata del suo prodotto, sorprende che l’artefice divino abbia una conoscenza perfino piu’ accurata di ciò che egli ha fatto? Dal momento che Dio ha creato tutte le cose, noi deduciamo che Dio ha una conoscenza perfetta di tutta la sua creazione.

Anche se come cosa in sè è plausibile, non abbiamo bisogno del Sig. Ford per avere una base per la nostra teologia. Le analogie a volte sono ingannevoli, ed abbiamo sempre bisogno della Scrittura. Vi è la Scrittura su questo punto. Nel Salmo 139:2, 15-16 Davide riconosce che Dio lo conosce perchè Dio lo ha fatto. I versi hanno anche altre implicazioni, ma qui l’attenzione è diretta all’idea che Davide fu fatto, formato, curiosamente modellato, e tutte le sue membra furono catalogate. I versi sono: " Tu conosci il mio sedermi ed il mio alzarmi, tu mi comprendi da lontano … La mia sostanza non ti era nascosta, quando fui fatto in segreto, e curiosamente modellato nelle piu’ basse parti della terra … I tuoi occhi videro la mia sostanza, anche se era imperfetta, e nel tuo libro tutte le mie membra furono scritte, che nel tempo furono formate, quando ancora nessuna d’esse era."

Prendiamo un altro verso. Salmo 104:24 dice: "O Signore, quanto varie sono le tue opere! In sapienza le hai tu fatte tutte." La costruzione delle parti dell’universo è incredibilmente intricata, molto piu’ di una Ford Modello T. La sapienza e la conoscenza esibita in queste varie opere è oltre la nostra immaginazione. La creazione è allora evidenza dell’onniscienza di Dio. La stessa idea si trova in molti altri versi. Per esempio, Proverbi 3:19 dice: "Con sapienza il Signore ha fondato la terra, con intendimento ha egli stabilito i cieli. Per la sua conoscenza le profondità sono rotte." Di nuovo, Geremia 10:12 dice: "Egli ha fatto la terra con la sua potenza, egli ha stabilito il mondo con la sua sapienza, ed ha disteso i cieli con la sua discrezione." Senza dubbio vi sono decine di tali versi. Questi dovrebbero essere abbastanza per mostrare che la dottrina della creazione presuppone la dottrina dell’onniscienza divina.

Quindi incontriamo l’idea di onnipresenza. Vi possono essere molti versi nella Bibbia che parlano soltanto dell’onnipresenza di Dio, ma tutti gli altri la combinano con qualche altra dottrina. Quindi, invece di dare una prova separata per la prima, combineremo onnipresenza ed onniscienza in una serie di riferimenti. Le due onni vanno insieme.

Il profeta Geremia dice: "Può qualcuno nascondersi in luoghi segreti che io non lo veda? Dice il Signore. Non riempio io il cielo e la terra?" (23:24). Il motivo per cui nessuno può sfuggire all’attenzione di Dio è che Dio è ovunque. Egli riempie cielo e terra. Ciò che Gli è presente Egli lo conosce. E mentre il verso menziona soltanto gli esseri umani che potrebbero volersi nascondere da Lui, l’implicazione è che Dio conosce ogni cosa perchè Egli è ovunque.

Anche se spesso diciamo che Dio è ovunque nel mondo, sarebbe forse meglio dire che il mondo ovunque è in Dio. Atti 17:24-28 fa riferimento alla creazione, all’onnipresenza, e per implicazione alla conoscenza, quando dice: "il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose in esso … non dimora in templi fatti con mani;" e poi quando aggiunge che "in lui viviamo e ci muoviamo e abbiamo il nostro essere," possiamo dedurne che "tutte le cose" del verso precedente anche hanno il loro essere in Dio. Ovviamente Dio deve conoscere qualsiasi cosa che è in tal modo presente a Lui, o alla Sua mente.

I risaputi versi del Salmo 139 usano l’idea di onnipresenza per rafforzare una lezione concernente la conoscenza di Dio. "Dove me ne andrò dal tuo spirito ... se faccio il mio letto all’inferno, tu sei lì." Non soltanto all’inferno, ma se io friggo il bacon in cucina, "anche lì la tua mano mi condurrà, e la tua mano destra mi sosterrà."

La stessa combinazione di idee si trova anche in Ebrei 4:13: "Nè vi è qualche creatura che non sia manifesta al suo cospetto; ma tutte le cose sono nude ed aperte agli occhi di colui con cui abbiamo a che fare."

CONFUTAZIONI DI ASTROLOGIA E MAGIA - II PARTE

Gli Etruschi tra religione e magia

Secondo Tito Livio gli Etruschi erano “un popolo sommamente dedito alle superstizioni”. Indubbiamente la religione, o meglio il rituale religioso, ebbe parte notevole nella vita e nella mentalità etrusca, basti pensare che i più importanti documenti letterari in lingua etrusca sono di argomento sacro: dal liber linteus, un calendario sacrale del II sec. a.C. scritto su una tela di lino riutilizzata per bendare una mummia (la “mummia di Zagabria”), alla tegola di Capua (V sec. a.C.), che prescrive i rituali per gli dèi degli inferi, alle lamine d’oro di Pyrgi (VI sec. a.C.), forse un responso oracolare.

2.1. Le divinità mostruose ereditate dal mondo greco

Anche nella sfera religiosa l’apporto culturale greco fu determinante, anche se venne innestandosi su un diffuso e profondo sentimento del sacro che ci è testimoniato già in età protostorica. Probabilmente, in quest’epoca, le divinità si identificavano con le forze elementari della natura e venivano raffigurate sotto forma di animali o mostri. Il coperchio bronzeo di Bisenzio (VIII sec. a.C.) ci testimonia uno di questi rituali, con guerrieri che danzano intorno a un essere fantastico di grandi dimensioni; ancora in età successiva sopravvivono miti, come quello del mostro Olta, emerso dal terreno a Volsinii, in cui riaffiora il ricordo del lato mostruoso della divinità. Altre identità divine, derivate da un sostrato ideologico preistorico e che non potranno essere ricondotte al modello greco, sono quei dèmoni o geni, come le Lase, di difficile e non univoca definizione, che forse avevano nella tradizione del culto domestico degli antenati la loro origine.

2.3. Gli dèi in forme umane

L’identificazione compiuta, a partire dal VII sec. a.C., con le divinità del pantheon greco portò anche alla adozione della forma antropomorfa per la raffigurazione degli dèi, anche se, in alcuni casi, il parallelismo era indicativo. La Menerva etrusca era una dea del fato e degli oracoli, diversa dalla Atena, con cui fu identificata, e anche Uni, l’equivalente di Hera, era di fatto più vicina alla dea fenicia Astarte. Rapidamente assimilati furono anche i miti di origine ellenica, come quelli del ciclo di Eracle o di Teseo, che divennero simboli e allegorie trasparenti dell’aristeia (eccellenza aristocratica) e della regalità.

2.4. Aruspicina e divinazione

Sarà però nel campo dell’aruspicina (interpretazione dei segni) e della divinazione che gli Etruschi ebbero fama incontrastata nel mondo antico. A tal punto fu curato questo aspetto del rito - l’Etrusca disciplina, come la chiamavano i Romani - che in età romana era noto un corpus dottrinale immenso, composto da decine di libri relativi alla divinazione, all’interpretazione dei fulmini, alle prescrizioni relative al culto dei morti. L’arte della lettura delle “norme oscure del fato” era, infatti, dominio di una casta di aruspici, riuniti in età tarda (fine I sec. a.C.) nel collegio dei sessanta aruspici che aveva sede a Tarquinia, cui era affidato il compito di interpretare il volere divino attraverso la lettura di segni oscuri e complessi. Così, ad esempio, la caduta di un fulmine acquisiva un significato diverso a seconda del settore del cielo in cui era avvenuto il fenomeno, se cioè questo si era manifestato nelle sedes (settori) degli dèi celesti o degli dèi inferi; allo stesso modo la lettura della conformazione del fegato della vittima sacrificale poteva fornire indizi analoghi, dividendo l’organo in decine di settori diversi a ognuno dei quali, come sappiamo dal modello in bronzo di Piacenza (II sec. a.C.), era preposta una divinità diversa.

2.5. Cenni sulla religione romana

La religione romana ha mutuato molto da quella degli Etruschi. Essa comunque non insegnava una dottrina, ma faceva soltanto conoscere le cerimonie che bisognava compiere per ottenere il favore degli dèi. Gli dèi dei Romani differivano da quelli dei Greci, che avevano ciascuno la sua storia e le sue avventure. Gli dèi dei Romani erano degli esseri vaghi, sui quali non si sapeva nulla di preciso; spesso non avevano neppure un nome proprio, oppure, se ne avevano uno, quando li si invocava si aggiungeva: “Preferisci che ti chiami con un altro nome?”.
Gli dèi erano numerosissimi: vi era un dio della porta, ma vi erano anche un dio dei cardini e uno della soglia. Ogni uomo aveva il suo “genio”, ma vi era anche un dio speciale che spingeva il neonato a lanciare il suo primo grido, vi era un altro dio che gli insegnava a bere, un altro a mangiare, un altro ad uscire di casa, un altro a rientrarvi, ecc.
Quando si sapeva a che dio bisognava indirizzarsi, bisognava rivolgersi a lui impiegando certe formule, senza cambiare una sola parola, e facendo certi gesti. Vi erano frasi che bisognava pronunciare girando su se stessi, altre che si dovevano ripetere ventisette volte, sputando ogni volta in un certo modo. Poi si offriva al dio un sacrificio: talvolta dei frutti o delle focacce, talvolta del vino o del latte, talvolta degli animali che venivano uccisi. I Romani credevano anche che gli dèi facessero conoscere la loro volontà agli uomini. In certi casi, rispondevano ai problemi che venivano loro sottoposti: queste risposte si chiamavano auspici. In altri casi, essi inviavano di propria iniziativa dei segni che erano detti presagi.
Esisteva una religione domestica (cioè propria di ciascuna famiglia) e una religione dello stato. Nella religione domestica, gli dèi più importanti erano gli antenati della famiglia (i Mani). C’erano poi i Penati (dèi della dispensa) e quelli della proprietà familiare (i Lari).
Nella religione dello stato vi erano soprattutto i grandi dèi che proteggevano lo stato romano (Giano, Vesta, Giove, Marte). Come il padre offriva sacrifici nella casa a nome della famiglia, così il re (e poi il console) li offriva in nome dello stato. Per aiutarlo in questa funzione, vi erano al suo fianco dei sacerdoti che erano i suoi consiglieri religiosi. I principali erano i pontefici, che fissavano nel calendario i giorni fasti, in cui si lavorava, e quelli nefasti, in cui non si poteva lavorare. Alla loro testa vi era il pontefice massimo. Gli àuguri aiutavano i magistrati a ”prendere gli auspici”, cioè a porre un problema agli dèi e ad interpretare la loro risposta, dal volo degli uccelli o dall’aspetto dei polli sacri. Le vestali erano le sacerdotesse di Vesta, e non potevano sposarsi per tutta la durata del loro sacerdozio.
La religione romana si arricchì continuamente adottando gli dèi stranieri: dapprima le divinità italiche ed etrusche, poi quelle greche, infine certe divinità egiziane, siriache e persiane.
Molti uomini istruiti, sotto l’influsso di certi studiosi greci, abbandonarono le credenze religiose dei tempi antichi. L’irreligione fece, soprattutto nel I sec. a.C., rapidi progressi. Si diceva che due àuguri non potessero guardarsi senza ridere. Quelli che tuttavia sentivano il bisogno di credere in qualche cosa si orientarono verso le religioni orientali dell’Asia Minore e dell’Egitto (Mitra, Iside). I sacerdoti degli dèi orientali promettevano ai fedeli la salvezza individuale e l’immortalità. Le cerimonie religiose, a volte misteriose a volte splendide, accompagnate da canti e da musica, contrastavano con la freddezza del culto romano.
A questo punto dobbiamo accennare all’analogia che sembra intravedersi tra un versetto di Isaia (64:3) e 1 Co 2:9. Tuttavia i due passi, pur essendo simili in qualche espressione, sono assai diversi per i concetti espressi. 
In Isaia, nell’alternarsi di alti e bassi, si arriva alla constatazione che “il nostro Dio interviene (agisce) in favore di quelli che ripongono in Lui la loro speranza” (è questo un aspetto della “Divina Provvidenza”, cfr. Salmo 32:10b: “Chi confida nel Signore sarà circondato dalla sua grazia”). Il passo di Isaia mette tuttavia in evidenza che questo è un fatto inaudito nella storia del mondo: quando mai si è visto infatti che un dio pagano si sia occupato seriamente delle necessità dei suoi fedeli? 
In effetti nelle antiche civiltà (Mesopotamia, Egitto, e più tardi Grecia e Roma), le divinità venivano concepite come coloro che avevano fissato il destino (o fato), cui dovevano sottostare gli uomini. Di conseguenza gli eventi umani erano in genere ritenuti ineluttabili. Verso la fine del 1° millennio a.C. si diffondono però (come abbiamo detto prima) i cosiddetti “culti di salvezza” o “misterici”, specialmente quelli di Mitra e Iside, nei quali gli iniziati potevano stabilire rapporti diretti con la divinità, senza mediazione di sacerdoti, e aspirare così ad una risposta. 
Ma tutto questo, all’epoca in cui fu scritto il brano di Isaia, non si era ancora mai udito né visto, come infatti asserisce il testo. In effetti Paolo non poteva usare il versetto di Isaia nel suo significato originario, perché nel 1° secolo d.C. i culti misterici erano ormai diffusi in tutto l’impero. E così Paolo parla delle meraviglie che il Signore ha riservato per i suoi. Ecco il brano di 1 Co 2:9: “E’ scritto: 
“Le cose che occhio non vide, e che orecchio non udì, e che mai salirono nel cuore dell’uomo, sono quelle che Dio ha preparate per coloro che lo amano”. La difficoltà nasce dall’espressione “come è scritto”, che Paolo usa quando cita l’Antico Testamento. Fin dal tempo di Origene alcuni hanno pensato che Paolo citasse altri testi che poi sono andati perduti. Ma perché Paolo li avrebbe citati dicendo solennemente “è scritto”? Un commentatore noto per la sua “prudenza” così conclude: “Sembra che la cosa migliore sia supporre che il brano di Paolo sia la libera citazione di Isaia 64:4 con reminiscenze di altri passi biblici” (Leon Morris, La Prima Epistola di Paolo ai Corinzi, GBU, Roma).

domenica 25 agosto 2013

COME COMPRARE LA VERITA' - I parte

John Bunyan nel suo libro "Il pellegrinaggio dl cristiano" dipinse nel 1800 i cristiani come dei pellegrini che passano almeno una volta attraverso la Fiera delle Vanità, e nella Fiera delle Vanità si potevano trovare tutti i generi di merce e che consistevano nelle pompe e nelle vanità, nelle concupiscenze e nei piaceri di questa presente vita e della carne. Ora tutti i rivenditori, quando loro vedevano questi strani pellegrini entrare nella fiera cominciavano a piangere, come i commercianti sanno fare: "Compra, compra, compra: compra questo, e compra quello".
C'erano i preti nella fila italiana coi loro crocifissi e le loro perline.
C'erano quelli nella fila tedesca con le loro filosofie e le loro metafisiche.
C'erano quelli nella fila francese con le loro maniere e con le loro frivolezze.
Ma la sola risposta che i pellegrini davano a tutti i rivenditori era questa, guardando i banconi: "Noi compriamo la verità; noi compriamo la verità" e avrebbero proseguito il loro viaggio se gli uomini della Fiera non li avessero trattenuti dai calcagni nella gabbia, e li avrebbero tenuti là, uno per andare in cielo in un carro di fuoco, e l'altro dopo per proseguire da solo il suo viaggio.
Questa è veramente la descrizione del Cristiano genuino in tutti i tempi. Lui è circondato da venditori di tutti i generi di cose, i quali creano meraviglia e fanno sembrare esageratamente come se fosse il vero articolo, e l'unica via nella quale lui potrà passare e mettersi in salvo attraverso la Fiera delle Vanità, ma devono considerare questo, che lui compra la verità, e se lui aggiunge anche il secondo consiglio del testo, cioè che non la venderà mai, lui, sotto la guida divina, troverà esattamente la sua strada verso i cieli.
"Acquista la verità e non venderla."
La parabola che noi abbiamo ora letto, non è come una specie di ingrandimento del nostro testo? Quando il commerciante aveva girato tutto il mondo per scoprire la perla che non avrebbe avuto difetti, qualche diamante della più pura acqua per brillare nella corona dei monarchi, finalmente nelle sue ricerche incontrò una gemma come non ne aveva visto mai prima, e, sapendo che qui era ricchezza per lui, nella gioia della sua scoperta vendette tutto quello che aveva e comprò quella perla. Anche così, il testo sembra dirci che quella verità è la sola perla che ha valore sotto i cieli, e anche se non compriamo altro, noi dobbiamo comprare la verità, e anche se dobbiamo vendere, però non dobbiamo mai vendere la verità, ma avendola ottenuta, essa sarà preziosa come un tesoro che ci durerà anche quando l'oro sarà ossidato e l'argento arrugginito, e la falena ha mangiato gli indumenti sia pur magnifici, e quando tutta la ricchezza degli uomini è andata via come un soffio di fumo, o squagliata nel calore del giorno del giudizio come la rugiada nei raggi della mattina assolata. Compra la verità. Qui è il tesoro.
Costi quel che costi, compratela. Qui trovi il pezzo della merce che devi comprare, ma non deve vendere. Puoi dare tutto per essa, ma non puoi prendere nulla in cambio per essa, in quando non c'è nulla che può essere paragonata ad essa.
Con questo discorso come prefazione, ora lascia che noi ci occupiamo direttamente del testo, e compiamo le seguenti osservazioni.

I. DI CHE MERCE SI TRATTA
"Compra la verità". Non parlerò stasera di quelle forme comuni di verità che si riferiscono alla politica, alla storia, alla scienza o alla vita comune, ma dico di tutti questi: "compra la verità".
Non avere mai paura della verità.
Per qualsiasi motivo, non avere mai paura di avere i tuoi pregiudizi impressi in testa. Sii sempre determinato, vai come puoi, anche se verità proverebbe che tu sei sciocco, ma accetta la verità e sebbene ti costi cara, ancora perseguila, perché a lungo andare quelli che costruiscono mere speculazioni, seduzioni, ed errori, sebbene possano sembrare di costruire strutture appropriate per il tempo, troverai che loro sono legno da ardere, fieno, e stoppia, e saranno consumati; invece colui che tiene a quello che conosce, su questioni di fatto e su questioni di verità, costruisce con oro, argento, e pietre preziose che il fuoco distruttore delle prossime epoche non potrà distruggere. Io voglio al più presto rivelare un fatto, e affermare una verità certa, chi è l'autore di diecimila teorie, anche se queste teorie pretendono di regolare tutto il pensiero dell'umanità: è il diavolo.
Ora dunque parlo della verità religiosa. Compra quella verità; compra quella verità sopra tutte le altre. E qui dobbiamo avere tre capitoli.
Prima, nella questione della verità dottrinale, compra la verità. Le Sacre Scritture santo sono lo standard di verità. Sta scritto: "Alla legge e alla testimonianza"; se loro non parlano secondo questa parola, è perché non c'è verità in loro. La Parola è verità". Qui c'è l'argento raffinato col fuoco e purificato sette volte. Parla di infallibilità?
Non è a Roma, ma è qui in questo Libro.
Qui c'è un testimone infallibile della verità di Dio, e colui che è ammaestrato dallo Spirito Santo per capirla, ottiene la verità.
Ora, cari fratelli, cercate di ottenere proprio la verità, la vera verità, specie per le questioni dottrinali. Non considerare che sia una bazzecola ricercarla nella fede. Non pensare che l'errore sia innocuo, perché la verità è molto preziosa, e l'errore, anche quando noi non lo vediamo che sia così, può condurre alle più gravi conseguenze di danno.
In questo mondo noi anche vediamo troppe salvezze senza Cristo: voglio dire che noi incontriamo molti che credono che sono salvati perché sono stati battezzati, o invecchiati, o passati attraverso le cerimonie della chiesa alla quale appartengono. Non hanno però guardato al sangue prezioso; loro non stanno dipendendo semplicemente dall'opera compiuta dal Redentore, ma da qualcos'altro in cui Cristo è divenuto la loro fiducia. Ora, sappila distinguere, e compra la verità che risiede qui: "Credi sul Signore Gesù Cristo e tu sarai salvato".
Noi sentiamo troppo abbondantemente oggigiorno di nuova nascita o rigenerazione, ma senza la fede: la immaginaria rigenerazione di bambini inconsci, la nuova nascita di persone attraverso gocce battesimali di acqua, quando loro non sono in grado di capire quello che si è compiuto su di loro. Io ti imploro di credere che non c'è nascita nuova dove non c'è una fede in Cristo, e che la rigenerazione che non conduce davvero al pentimento e alla fede che non ci sono, e poi immediatamente messa in pratica, non è affatto rigenerazione. Compra la verità in questa questione.
Realizza questo e cioè che è il lavoro del Spirito Santo negli esseri razionali e intelligenti a condurli ad odiare il peccato, ed a mettere dentro di loro la vita eterna. Ahimè! Anche noi abbiamo in qualche maniera molta gente che ha fede ma non ha cambiato nulla nella pratica. Gli uomini dicono di credere, ma non manifestano ciò dalle loro vite. Loro rimangono nel peccato, e ancora si compiacciono di credere che solo loro sono gli eletti di Dio. Da tale situazione allontanati e svolta, e ricorda che una fede senza le opere è morta, e che solamente la fede cambia il carattere, santifica la vita, e conduce l'uomo a Dio; è la fede che salverà l'anima.
Noi dobbiamo vedere ciò, cioè che nella nostra dottrina il nostro giudizio è sottoposto agli insegnamenti delle Sacre scritture, e deve essere conforme a tutta la rivelazione di Dio, e specialmente a tutti gli insegnamenti del nostro Signore Gesù Cristo.
Possiamo non cadere in un errore o in un altro. Lo scoglio di Scilla è a sinistra e Cariddi è a destra, e Lui è un bravo timoniere che riesce a passare tra i due. Tu cadrai in questo scoglio o in quello, a meno che tu non ti afferri alla verità. Non pensare mai se tu puoi fare a meno del fatto che la verità sia sempre sottoposta al tuo proprio discernimento. Se è la verità, credila; e anche se potrebbe sembrare in contraddizione con un'altra verità, tienila ancora, se è nella Parola, e aspetta che una luce più chiara ti riveli in seguito che tutte queste verità stavano in un'armonia meravigliosa e in una profondità che, in un primo momento, tu non potevi percepire. Nella dottrina, compra la verità.
Ma, in secondo luogo, compra la verità sperimentale. Non conosco un'altra parola da poter usare; voglio dire "verità praticata", cioè la verità sperimentata. Guarda che questa è la vera verità.
È facile venire ingannati con la nozione che siamo convertiti, mentre invece abbiamo ancora bisogno di essere convertiti; facciamo l'ipotesi che noi abbiamo l'approvazione del nostro ministro e dei nostri amici cristiani, allora dobbiamo necessariamente essere persone "spirituali" appartenenti al popolo di Dio. C'è solamente una vera nascita nuova, ma ce ne sono altre cinquanta contraffatte. Su questo aspetto, dunque compra la verità. Lascia che io ti avverta contro un'esperienza in cui la fede non consiste nel frequentare senza mai pentirsi. Ho paura di una fede sterile. Quel tipo di fede mi sembra come se fosse la fede di un eletto di Dio i cui occhi sono pieni di cataratte. Se non ti sei mai sentito un peccatore, non hai mai tremato sotto la legge di Dio, non hai mai pensato che hai meritato di essere gettato all'inferno, ho il timore che la tua fede è una mera presunzione, e non è la fede che guarda a Cristo.
Guardati da un'esperienza che si limita al parlare senza sentire. Il Sig. Parla-a-vanvera, nel libro di Bunyan "il Pellegrinaggio del cristiano" potrebbe parlare molto dottamente intorno alla religione; nessun uomo è tanto più di lui; lui era capace di prendere la sedia in una riunione di predicazione; ma non era capace di lavorare i cuori; il suo lavoro si svolgeva tutto "in superficie". Arate in profondità, fratelli miei.
Fai ciò che credi. Lascia che questo sia il vero compito, il lavoro sull'anima, il lavoro di Dio-Spirito Santo, non è un eccitamento provvisorio, non è una conoscenza di testa, non è teoria. Possa la verità essere accesa nelle vostre anime dall'azione dello Spirito Santo! In questo aspetto, compra la verità.
Ahimè! noi vediamo oggi in molti professioni molta vita senza lotta, e penso che abbia di aver imparato che tutta la vita spirituale che non è supportata da lotte contro gli errori, poiché Isacco è il figlio della promessa, è sicuro che sarà beffato da Ismaele.
Non appena capita che il seme della donna entrò nel mondo allora il seme del serpente tentò di distruggerlo. Tu devi, e vuoi, trovare una battaglia che si svolge dentro di te se tu sei un credente. Il peccato lo arginerà con la grazia, e la grazia cercherà di regnare sulle corruzioni peccaminose. Abbi paura di un'esperienza troppo facile. Moab è stato tranquillo fin dalla sua giovinezza, riposando sulle sue fecce, e non è stato travasato da vaso a vaso né è andato in cattività;... in quel tempo avverrà che Dio cercherà Gerusalemme con lampade, e castigherà gli uomini che, fermi sulle loro fecce, dicono in cuor loro: "l'Eterno non fa né bene, né male". (Geremia 48:11 e Sofonia 1:12)
Ci devono essere guerre fra le due posizioni, oppure noi possiamo guardarci bene da tale esperienza. E penso di aver osservato un crescente sentimento di fiducia senza un'autoesame. Io posso fare che tu creda alla Parola di Dio, ma non posso prendere il tuo posto per caso. Non concludere che tu sia un Cristiano, perché pensasti di esserlo dieci anni fa. Giorno dopo giorno conduciti alla pietra di paragone.
Chi non può sopportare di esaminarsi, avrà da sopportare la condanna. Colui che sfida di non cercare se stesso, troverà che Dio lo cercherà. Colui che ha paura di guardarsi in faccia, ha bisogno di avere paura di guardare il Giudice in faccia, quando il bianco e grande trono sarà sistemato, e tutto il mondo sarà chiamato a comparire in giudizio.
La Fiducia è piuttosto costante con l'autoesame, e ti prego in questa cosa di acquistare la verità, e cerca di avere una religione che sopporterà la prova, una vera fede, una fede vivente, una fede che smuove la tua anima, una fede radicata profondamente, una fede che è il lavoro soprannaturale dello Spirito Santo, perché il tempo viene quando, com'è vero che il Signore vive, nessuna sorte di questo ti farà stare in piedi nel posto buono.
Quindi io ho parlato di tre generi di verità: la verità dottrinale, la verità sperimentale e la verità messa subito in pratica. Dalla verità pratica voglio dire che le nostre azioni siano costanti, e quelle di un corso giusto e diritto. In questa questione, compra la verità. Tu professi di essere un Cristiano? Sii un Cristiano!
Tu dici di essere un seguace di Cristo: seguilo, allora!
Tu sai che è giusto essere un uomo integro ed irreprensibile: sia così! Lascia che nessun sotterfugio di mestiere ti sporchi, non permettere che la meschinità e la cattiveria, e nessuna di quelle piccole bugie che degradano oggi commercio, le incontri sul tuo percorso, ometti essere cosa riprovevole e
tientene lontano. Cammina avanti diritto. Impara a non navigare sotto costa.
Non desiderare di capire la politica, l'arte e l'astuzia. Compra la verità. Essa vuole ancora svergognare il mondo. Colui che parla francamente e in maniera assennata, dice quello che vuole, e vuole ciò che dice, fa la cosa giusta, ripeto, fa la cosa giusta, non ha paura di nessuno uomo, e alza audacemente la sua testa in faccia a tutta la creazione, se essa lo sfida a bisbigliare che l'arricchirà andando contro le regole, quello è l'uomo che compra praticamente la verità. Tu sai come ciò può essere eseguito abbastanza prontamente nel commercio, nel salotto, nella sala e nella cucina.
C'è un modo veritiero per un calzolaio per annerire le scarpe nella strada, e c'è un falso modo per farlo. C'è un modo veritiero di fare le più comuni azioni, e c'è un metodo falso per fare la stessa cosa. In questo aspetto, allora compra la verità, come la rettitudine, la trasparenza pulita, l'acutezza del tuo carattere morale e della tua condotta cristiana. Non sembrare mai di essere quello che non sei, oppure se tu devi perché stai in quella posizione, conta che sei sfortunato, e scappa da essa appena puoi. Non fare mai ciò di cui ti vergogni; non importa chi ti vede. Pensa sempre che Dio vede, e avendo Dio per testimone tu ne hai abbastanza di osservatori. Solamente fai quello che avresti fatto se tutti gli occhi fossero fissi su di te, e tu fosti osservato anche dal tuo più crudele dei critici. Non soffocare mai la coscienza. Esegui le tue convinzioni. Se i cieli cadono, stai diritto.
Quello che lo Spirito Santo di Dio ti dice, quello fa. Quello che tu trovi in questo Libro, esegui. Se tu porti qualsiasi danno alle altre persone attraverso di esso, quelli sono affari loro. Se mi tengo sul lato giusto della strada, e mi viene incontro qualcuno, quella è colpa sua; lui avrebbe dovuto mantenersi fuori dalla mia strada. Non correrei contro di lui se potessi aiutarlo, ma non posso deviare dalla giusta strada. Stai al tuo posto. Lascia che gli occhi maligni guardino a te, ma tu splendi come il sole, e se altri t'invidiano, ancora non irritarti per causa loro, né essere tu accorato nel mettere in pratica la verità, ma in questo aspetto di nuovo adempi al testo e "compra la verità."

Così vi ho mostrato quella che è la merce, dottrinalmente, sperimentalmente, e praticamente. Compra la verità. Ora lasciami proseguire e pensa specialmente alla prima parte del testo.

sabato 24 agosto 2013

UN GUANTO DI SFIDA AD ATEI E LAICI

Se discutete con un ateo o un materialista fate loro presente che la scienza stessa, attraverso le sue categorie, sono prova dell'esistenza di Dio e sottoponetegli queste argomentazioni:

1. LA STATISTICA
Nella Bibbia troviamo circa 2500 profezie; ben 2000 di esse si sono già adempiute, e le rimanenti 500 riguardano il futuro.
Ciò significa, statisticamente parlando, che la probabilità che questo possa essere il risultato del CASO è talmente improbabile che non è nemmeno possibile scriverne il numero corrispondente per esteso.
Ad esempio la probabilità che le 330 profezie dell'Antico Testamento relative alla venuta del Messia Gesù Cristo (tutte avveratesi) sia frutto del caso è pari a 1 a 2,187 x 10 alla 99esima.
La grandezza di questa cifra non è più rappresentabile; ma se si pensa che l'intero universo conosciuto, con un raggio che è stato valutato a 5 miliardi di anni luce, dovrebbe contenere «solo» 10 alla 80 elettroni, si ha almeno una possibilità di paragone molto interessante, figuriamoci in confronto alle 2000 in totale !!!!!

2. LA FISIOLOGIA
Un'altra riflessione molto importante riguarda la realtà della materia.
Tutti gli eventi e gli oggetti con cui ci confrontiamo nella vita reale - edifici, persone, città, automobili, luoghi - di fatto tutto ciò che vediamo, teniamo fra le mani, tocchiamo, odoriamo, gustiamo e udiamo - hanno origine come rappresentazioni e impressioni nel nostro cervello.
I materialisti, i darwinisti, gli scienziati in maggioranza, ci insegnano a credere che tali immagini e impressioni siano causate da un mondo concreto esterno al nostro cervello, dove esistono gli oggetti materiali. In verità, però, noi non vediamo mai la reale materia esistente né mai la tocchiamo.
In altre parole, ogni entità materiale che crediamo esista nella nostra vita è, di fatto, solo un'immagine che viene creata nel nostro cervello.
Oggi, qualunque scienziato che sia uno specialista in medicina, biologia, neurologia o qualunque altro campo che si occupi di ricerca sul cervello, alla domanda su come e dove vediamo il mondo, risponderebbe che vediamo il mondo intero nel centro della visione presente nel nostro cervello.

3. LA FISICA
La fisica quantistica è un'altra branca della scienza che mostra quanto le affermazioni a favore dell'esistenza della materia siano ingiustificate.
La verità più importante scoperta dalla fisica quantistica, che lascia i materialisti senza parole, è che la materia è vuota al 99.9999999%. Tutto ciò che è attorno a noi è solo energia.

Anche il tempo è una nozione irreale.
Oggi è un fatto scientificamente accettato che il tempo è un concetto che emerge dalla nostra costruzione di una disposizione sequenziale definita tra i movimenti e i cambiamenti.
Einstein stesso fece rilevare: "Lo spazio e il tempo sono forme di intuizione, che non possono essere separate dalla coscienza più di quanto possano esserlo i concetti di colore, forma o grandezza".
Secondo la "Teoria generale della relatività", il tempo non è assoluto; a parte le serie di eventi secondo le quali lo misuriamo, non ha alcuna esistenza indipendente.
Einstein dimostrò scientificamente il fatto seguente nel suo "Teoria generale della relatività": il ritmo con cui passa il tempo cambia a seconda della velocità di un corpo e della sua distanza dal centro di gravità. Se la velocità aumenta, il tempo diminuisce, si contrae, va avanti più lentamente e sembra che il punto di inerzia si avvicini.
Spieghiamolo con uno degli esperimenti mentali di Einstein. Poniamo che ci siano due fratelli gemelli. Uno di loro resta in questo mondo, l'altro parte per un viagio nello spazio durante il quale viaggia quasi alla velocità della luce. Al suo ritorno dallo spazio, troverà suo fratello gemello molto più vecchio di lui. La ragione è che il tempo è trascorso molto più lentamente per il fratello che è andato nello spazio. Si può pensare allo stesso esempio in relazione a un padre che va nello spazio su una nave che viaggia al 99 per cento della velocità della luce mentre suo figlio rimane sulla terra. Secondo Einstein, se il padre avesse 27 anni e il figlio 3, 30 anni terrestri dopo, al ritorno del padre sulla terra, il figlio avrebbe 33 anni e il padre 30.
Come si vede dal resoconto della relatività del tempo, il tempo non è un concetto concreto, ma varia a seconda delle percezioni.
Per esempio, un intervallo di tempo per noi lungo milioni di anni, è solo meno di un momento per la percezione di Dio, anzi in Dio che è l'eternità non esiste il tempo.

4. PRINCIPIO DI INDETERMINAZIONE
Il Principio di Indeterminazione.
E' un Principio enunciato nel 1926 dal fisico austriaco Werner Heisenberg, secondo cui non è possibile determinare simultaneamente con precisione la posizione e la quantità di moto (velocità) di una particella.
Un numero sempre maggiore di autori tende a ritenere che l'indeterminazione non sia legata ai limiti dei nostri strumenti, che comportano necessariamente una interazione più o meno grande con l'oggetto da sottoporre a misurazione, bensì rappresenti una caratteristica intrinseca (ontologica) della materia. In altre parole, non sarebbe corretto ritenere che una particella subatomica, a un dato istante, possieda una posizione e una velocità perfettamente definite, oppure una specifica energia in un intervallo di tempo ben determinato.
Questo postulato è uno dei cardini della scienza moderna e in sintesi afferma che nulla sia determinabile con precisione scientifica...cioè la scienza che pretende di dimostrare la non esistenza di Dio poggia le sue fondamenta sulla dimostrazione che la realtà non esiste.

5. NOZIONI SCIENTIFICHE NELLA BIBBIA
Un'altra prova manifesta è data dal fatto che molti dei principi della scienza moderna furono affermati come dati di fatto naturali nella Bibbia, molto tempo prima che gli scienziati li confermassero in maniera sperimentale.

La rotondità della terra (Isaia 40:22)

L'estensione quasi infinita dell'universo sidereo (Isaia 55:9)

La legge della conservazione della massa e dell'energia (2 Pietro 3:7)

Il ciclo idrologico (Ecclesiaste 1:7)

Il vastissimo numero delle stelle (Geremia 33:22)

La legge dell'entropia progressiva (Salmo 102:25-27)

L'importanza suprema del sangue nei processi vitali (Levitico 17:11)

La circolazione atmosferica (Ecclesiaste 1:6)

Il campo gravitazionale (Giobbe 26:7)

e molti altri ancora.

Naturalmente, questi fatti non vengono affermati con il linguaggio tecnico della scienza moderna ma nei termini semplici del mondo dell'esperienza umana quotidiana; nondimeno, sono in perfetto accordo con i dati scientifici più moderni.

CONCLUSIONE
Dio ha creato tutte queste cose come immagini o percezioni. Ciò a dire che, dopo averle create, Egli non diede loro un'esistenza concreta e indipendente. Ognuna di esse continua a essere creata ogni momento.

Che noi le vediamo o meno, tutte queste cose sono eterne nella memoria di Dio. Tutte quelle che sono esistite prima di noi, e quelle che esisteranno dopo di noi, sono già state create da Dio in un unico singolo momento. Come è stato illustrato nel capitolo precedente, il tempo è un'illusione; Dio lo ha creato e non è legato a esso. Perciò, le cose che per noi esisteranno nel futuro sono state create in un solo momento agli occhi di Dio ed esistono attualmente. Ma non possiamo ancora vederle perchè siamo siamo legati al tempo.

LA SOVRANITA' DI DIO (tutto è stato predestinato) - II parte

La gente è stanca di banalità e di semplici generalizzazioni – essa esige qualcosa di definito e di specifico. Lo sciroppino dolce potrà servire per rassicurare i bambini, ma un tonico al ferro si adatta meglio ad adulti, e noi sappiamo quanto sia particolarmente necessario infondere vigore spirituale nelle nostre membra: questo verrà realizzato solo quando avremo una comprensione spirituale del pieno carattere di Dio. E’ scritto: "Egli corromperà con lusinghe quelli che tradiscono il patto; ma il popolo di quelli che conoscono il loro Dio mostrerà fermezza e agirà" (Da. 11:32). Senza dubbio è vicina una crisi di portata mondiale e dovunque si trova gente allarmata. Dio, però, no, Egli non si lascia mai cogliere di sorpresa.
Non c’è alcuna emergenza inaspettata che lo colga, perché Egli è uno che: "compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà" (Ef. 1:11). Per questo, sebbene il nostro mondo sia colto dal panico, la parola rivolta al credente è "Non temere!".

"Tutte le cose" sono sottoposte al Suo immediato controllo, "tutte le cose" si muovono secondo i Suoi propositi eterni, e quindi, "tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno" (Ro. 8:28). Deve per forza essere così, perché: "da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose" (Ro. 11:36). Quanto poco, però, persino il popolo di Dio si rende conto di questo! Molti suppongono che Dio non sia altro che uno Spettatore che guardi da lontano, e che non intenda prendere nelle Sue mani gli affari del mondo. E’ vero che l’uomo possiede una volontà, ma pure Dio ha una volontà. E’ vero che l’uomo è dotato di potenza, ma Dio è onnipotente. E’ vero che, generalmente parlando, il mondo materiale è regolato da leggi, ma dietro a quelle leggi vi è il grande Legislatore e Amministratore. L’uomo non è che una creatura. Dio è il Creatore, e già in ere lontanissime,
prima che l’uomo stesso venisse alla luce, Egli era "Dio potente" (Is. 9:6). Da sempre Egli aveva fatto i Suoi piani e, essendo infinito quanto a potere, e l’uomo limitato, i Suoi propositi e piani non possono essere impediti o frustrati da quelle stesse creatore che Egli ha fatto.
Siamo disposti a concedere che la vita sia un problema profondo e che noi si sia circondati da ogni parte da misteri, ma noi non siamo come le bestie dei campi - ignoranti delle loro origini, ed inconsapevoli di ciò che sta davanti a loro. No, "Abbiamo … la parola profetica più salda: farete bene a prestarle attenzione, come a una lampada splendente in luogo oscuro, fino a quando spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori" (2 Pi. 1:19).

E’ proprio a questa Parola profetica che noi faremmo bene a "prestare attenzione", a quella Parola che non trasse origine dalla mente dell’uomo, ma dalla mente di Dio, perché "nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo" (2 Pi. 1:21). Ancora vogliamo sottolinearlo, è a questa parola che faremmo bene a prestare attenzione.
Se allora ci volgiamo a questa Parola e lasciamo che essa ci istruisca, vi scopriamo un principio fondamentale che deve essere applicato ad ogni problema: invece che prendere le mosse dall’uomo e dal suo mondo, e poi considerare Dio, dobbiamo prendere le mosse da Dio e poi considerare l’uomo – "In principio Dio"! Applicate questo all’attuale nostra situazione.

Incominciate dal mondo com’è oggi e cercate di risalire poi a Dio, e tutto sembrerà mostrare come Dio non abbia alcuna attinenza al mondo. Se però cominciamo con Dio e poi consideriamo l’uomo troveremo che luce, molta luce sarà proiettata sul problema. Proprio perché Dio è santo la Sua ira si accende contro il peccato; proprio perché Dio è giusto il Suo giudizio cade su coloro che si ribellano a Lui; proprio perché Dio è fedele che le gravi minacce della Sua Parola sono adempiute; proprio perché Dio è onnipotente che nessuno può pensare di opporgli resistenza e vincere, ed ancor meno sovvertire il Suo consiglio; e proprio perché Dio è onnisciente che nessun problema Lo può soverchiare e nessuna difficoltà rendere perplessa la Sua sapienza. E’ proprio perché Dio è quello che è che noi vediamo accadere ciò che accade sulla terra quello che accade – l’inizio del giudizio che si sta manifestando esattamente come Lui aveva detto. E’ proprio considerata la Sua inflessibile giustizia ed immacolata santità che noi non potremmo attenderci altro che quello che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diciamolo però chiaramente: il cuore può acquietarsi al pensiero dell’assoluta sovranità di Dio e godere di questa grande verità solo nella misura in cui la fede è operante. 

E’ la fede che sola può intendere la realtà di Dio. Questo è il suo carattere, ciò che la distingue dalla teologia intellettuale. E’ la fede che rende possibile sopportare ogni cosa "come se vedesse colui che è invisibile" (Ebrei 11:27); è la fede che permette di sopportare la delusione, la durezza della vita e i suoi dolori. Essa sola lo può fare perché si rende conto che tutto proviene dalla mano di Colui che è troppo saggio per errare e troppo amorevole per essere ingiusto. Fintanto che non ci occuperemo solo di Dio stesso, non ci sarà pace né per il nostro cuore né per la nostra mente. Solo quando accettiamo tutto ciò che entra nella nostra vita come se di fatto provenisse – e proviene – dalla Sua mano, non importa quali possono essere le circostanze o l’ambiente in cui siamo, sia essa una capanna, una prigione o il rogo dove bruciamo come martiri, solo allora saremo in grado di dire: "vi son gioie a sazietà in tua presenza; alla tua destra vi son delizie in eterno" (Salmo 16:16). Questo, però, è il linguaggio della fede, non della visione o dei sensi. Se però noi, invece che piegarci alla testimonianza delle Sacre Scritture, invece di camminare per fede, seguiamo l’evidenza dei nostri occhi, e sulla base di questa noi ragioniamo, cadremmo ben presto nel pantano dell’ateismo pratico.
Oppure ancora, se nostra regola sono le opinioni e le idee di altri, sarà finita la nostra pace. 

Certo, questo è un mondo di molto peccato, un mondo in cui indicibili sofferenze ci turbano e ci confondono; certo, vi è molto nel comportamento di Dio che ci sorprende e ci turba, ma non c’è ragione per cui noi si debba unirci al coro dei figli di questo mondo e dire: "Se io fossi Dio, non permetterei questo né tollererei quest’altro", ecc. Faremmo meglio, in presenza dei misteri più incomprensibili, fare eco a quell’antico personaggio che disse: "Sto in silenzio, non aprirò bocca, perché sei tu che hai agito" (Salmo 39:9). La Scrittura ci dice: "Oh, profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto inscrutabili sono i suoi giudizi e ininvestigabili le sue vie!" (Ro. 11:33). Deve essere così se la fede deve essere messa alla prova, rafforzata la fiducia nella Sua sapienza, e promossa la sottomissione alla Sua santa volontà. Sta qui la differenza fondamentale fra l’uomo di fede e l’uno incredulo.